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La Blue Economy come driver di crescita del territorio

Analisi di un settore chiave per la crescita e lo sviluppo del sistema Italia
30.04.2025
tempo di lettura: 8 min

COS’È LA BLUE ECONOMY: SETTORI COINVOLTI E IMPRESE IN ITALIA
 

La Blue Economy rappresenta un settore estremamente diversificato, che comprende imprese di varie dimensioni e ambiti. Rientrano in questo comparto tutte le attività economiche legate ai mari e agli oceani, coinvolgendo settori che operano direttamente nell’ambiente marino o nelle sue vicinanze, come la cantieristica navale, le attività portuali, il trasporto marittimo, il turismo balneare, la pesca e l'acquacoltura.

In Italia, le imprese che vi operano sono distribuite in tutte le regioni e sono pari a oltre 227mila unità; questo numero, relativo al 2023, ha registrato una crescita del +4,3% rispetto al 2019 mostrando quindi una dimensione del business crescente e dinamica.

 

I NUMERI DELLA BLUE ECONOMY IN ITALIA E IL SUO IMPATTO ECONOMICO
 

Il settore dell’economia del Mare a livello Europa (UE27) produce un valore aggiunto pari ad oltre 170 miliardi di euro e vanta la presenza di 3,6 milioni di occupati complessivi considerando tutte le sue filiere. L’import-export generato è pari a 18,7 miliardi di euro.

In Italia i dati più recenti mostrano un impatto del settore sull’economia pari a 64,6 miliardi di euro di valore aggiunto, il 10,2% circa del totale nazionale e un moltiplicatore pari ad 1,8; vale a dire che un euro prodotto dall’economia del mare ne attiva altri 1,8 sul resto dell’economia.

Si tratta di un vero e proprio driver di sviluppo in quanto al servizio di asset strategici che incidono sulla competitività del nostro Paese come, ad esempio, l’internazionalizzazione del sistema industriale e il turismo.

IMPRESE E SETTORI STRATEGICI A ELEVATO VALORE AGGIUNTO IN ITALIA
 

A livello di Macro-Aree del Paese è il Mezzogiorno a contare il maggior numero di imprese, con oltre 111mila unità (48,9% del totale Italia); a seguire è il Centro Italia con oltre 58mila unità, mentre il resto è distribuito tra Nord Est e Nord Ovest della Penisola.

Se consideriamo le singole regioni, le Top 5 sono Liguria, Sardegna, Sicilia, Lazio e Marche che rappresentano oltre il 35% del totale. Le prime due provincie per volume di imprese sono Roma (29mila unità) e Napoli (23mila unità).

Si segnala, inoltre, l’importante presenza di imprese giovani1, oltre 20mila unità, di cui 11mila nel Sud Italia, e anche la numerosità delle imprese femminili, pari a oltre 51mila di cui 26mila nel Mezzogiorno.

A livello di valore aggiunto prodotto sono principalmente 3 i settori interessati: i servizi di alloggio e ristorazione (18,5 miliardi di euro), i trasporti marittimi di merci e passeggeri (12,7 miliardi di euro) e la cantieristica (8,7 miliardi di euro). In questi tre ambiti il nostro Paese ha imprese di grande eccellenza, come ad esempio i grandi armatori e i grandi operatori della costruzione delle navi (i cantieri).

cantiere navale

INFRASTRUTTURE PORTUALI AL CENTRO DELL’ECONOMIA DEL MARE
 

L’economia del mare interessa anche le infrastrutture, in primis i porti, anello fondamentale della catena logistica e turistica, poli di sviluppo marittimo che vantano la presenza di imprese di ogni tipologia e dimensione, come i terminalisti, gli spedizionieri, gli agenti marittimi, le dogane, gli operatori intermodali (che spostano le merci dalle navi ai treni) e le compagnie marittime di navigazione che operano nel settore commerciale e dei passeggeri (traghetti e crociere).




Il sistema portuale italiano
 

Il sistema portuale italiano, complesso e articolato, adotta il modello multipurpose che prevede la capacità di poter movimentare ogni tipologia di merce, dai container alle rinfuse solide (cereali, metalli), dalle rinfuse liquide (petrolio e prodotti chimici) al Ro-Ro (navi che trasportano TIR e autoveicoli). Solo il porto di Gioia Tauro ha una netta prevalenza del settore contenitori ed è una grande eccellenza italiana che ospita  grandi navi che percorrono rotte transoceaniche verso il Far East e le Americhe.

L’ultimo studio realizzato da Assoporti (Associazione che raggruppa tutti i porti del Paese) e SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) evidenziano, nel 2024, un traffico di merci di oltre 480 milioni di tonnellate (+0,7% rispetto all’anno precedente), quasi 60 milioni di passeggeri sui traghetti e 13,8 milioni di crocieristi.

 

DIGITALIZZAZIONE E SOSTENIBILITÀ NEI PORTI: LA SFIDA DEGLI INVESTIMENTI DEL PNRR
 

Attualmente, queste infrastrutture stanno affrontando la grande sfida degli investimenti pubblici (tra cui le risorse del PNRR) che ammontano a oltre 12 miliardi di euro per ammodernare e consolidare i porti2; in particolare, sono coinvolte in progetti di digitalizzazione e sostenibilità a supporto del processo di decarbonizzazione del settore marittimo nel suo complesso, impattando la competitività dell’Italia nel Mediterraneo.         

Se non diversamente indicato, i dati si intendono tratti dal Rapporto sull’Economia del Mare – Unioncamere Tagliacarne 2024.

1 Imprese la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone al di sotto dei 35 anni.

2 Allegato Infrastrutture al DEF 2025

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