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Le banche estere europee mantengono un ruolo significativo nell’Europa emergente

Sempre consistente il sostegno al fabbisogno finanziario pubblico e privato
22.11.2023
tempo di lettura: 6 min

Il grado di profondità finanziaria ovvero il ruolo che le banche hanno nelle economie dei Paesi CEE/SEE (Centro Est Europa/Sud Est Europa) - misurato dal rapporto fra il totale attivo (TA) e il PIL – mostra il permanere di un gap fra le due aree con un indice più elevato nei CEE. Inoltre, la diversità di tale rapporto fra i singoli Paesi è ancora molto alta.

Nei Paesi CEE, il rapporto TA/PIL si colloca fra l’87% della Slovenia, in rallentamento, e il 111% dell’Ungheria, e il 132% della Repubblica Ceca. Fra i Paesi SEE, la differenziazione fra i vari Paesi è ancora maggiore, ma spicca sia il valore della Croazia, il più elevato (a 117%), entrata in area euro a gennaio 2023, e quello all’opposto della Romania che rimane a un livello molto basso (55%).


Tale differenziazione tra le due aree trova conferma nella diffusione dei conti correnti bancari che misura il grado di inclusione finanziaria. La crescita dell’inclusione finanziaria, infatti, è stata notevole nel 2021 – secondo le rilevazioni della Banca Mondiale - rispetto al 2017, in tutti i Paesi, a parte la Slovenia dove già era elevata (99,1%), grazie alla dinamica degli aggregati bancari e alle misure adottate dalle autorità centrali per affrontare la crisi del Covid-19. In tutti i Paesi CEE, l’inclusione è elevata. La dispersione rimane alta invece nei Paesi SEE, dove i dati variano dal 44% in Albania ad oltre il 90% in CEE/HR (Croazia).

In questo contesto, il ruolo delle banche estere è rilevante. La quota del TA che fa capo alle banche estere risulta oltre il 70% in Croazia, Slovacchia, Serbia e nella Repubblica Ceca, non solo quindi nei Paesi che fanno parte dell’area euro. Gran parte delle banche estere è ovviamente europea, con capogruppo in Austria e Italia, in primo luogo.

Le banche estere sostengono il fabbisogno finanziario del settore pubblico e privato nei Paesi CEE/SEE non solo con la presenza di proprie controllate, ma anche attraverso flussi cross-border. Fra le grandi banche internazionali che partecipano alle rilevazioni della BRI (Banca per i Regolamenti Internazionali) le più attive si confermano ovviamente quelle europee. In tutti i Paesi CEE/SEE, ben oltre la metà dei flussi provenienti dall’estero è originato in Europa. Le quote variano dal 52% in Serbia al 91% in Slovacchia e in Slovenia.

Il ruolo delle banche, considerate nel loro complesso pubbliche-private, nazionali ed estere, rimane prevalente nel sistema finanziario. Gli intermediari finanziari non bancari –che costituiscono il cosiddetto shadow banking – sono tuttora assolutamente secondari, ma la loro presenza è attesa in crescita, peraltro molto moderata nel breve termine.
 

FONTE Elaborazioni Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo su dati delle banche centrali.

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