Emerging Europe: risultati al secondo trimestre 2023 e prospettive per l’economia e per le banche nei Paesi CEE e SEE
Nell’Europa emergente, nel secondo trimestre 2023, il contesto macroeconomico è risultato debole. In particolare, nell’area centro est Europa il PIL ha segnato una contrazione dello 0,5%, mentre uno scenario più favorevole caratterizza i Paesi del sud est Europa i quali – sebbene in rallentamento rispetto al trimestre precedente – hanno mostrato un progresso dell’1,5% anno su anno.
La differenza tra Paesi rimane molto elevata. Mentre la Polonia ha subito una riduzione del PIL del 3,7%, e l’Ungheria dello 0,3%, negli altri Paesi si è registrata una dinamica positiva. Analogamente, in area SEE, il PIL ha deluso le attese soprattutto in Romania, con un aumento dell’1%, in moderazione rispetto ai trimestri precedenti.
Le attese sono ora per una ripresa del ciclo, così come suggerito anche dagli indicatori economici ad alta-frequenza favorevoli. Nel 2024 nei Paesi CEE e SEE ci attendiamo una crescita economica rispettivamente del 2,6% e del 2,9%.
L’inflazione mostra segnali di rallentamento – e di lenta convergenza verso i target delle Banche centrali – che si riflettono sulle scelte di politica monetaria. La Polonia ha già avviato una fase di riduzione dei tassi di policy, l’Ungheria ha ridotto il corridoio con i tassi sui prestiti overnight mentre gli altri Paesi dovrebbero tagliare i saggi di riferimento nel prossimo anno.
In questo contesto macroeconomico, gli impieghi bancari sono attesi ancora deboli nell’anno in corso, chiudendo il 2023 a +2% nei Paesi CEE e a + 5,1% in quelli SEE, e in graduale miglioramento nel 2024 sia nel settore famiglie sia nelle imprese. Nonostante la debolezza dei salari, i depositi hanno mantenuto una performance significativa fino a giugno, sostenuti da motivi precauzionali, segnando un +7,9% a/a nei CEE e +9,2% a/a nei Paesi SEE e sono previsti ancora in crescita nel 2024 in un contesto di ripresa economica ancora moderata. Solo in Slovacchia, i depositi non riescono a far fronte alla domanda di credito generando qualche tensione sul funding come evidenziato dal rapporto impieghi/depositi che rimane superiore al 110%.
Sul fronte tassi bancari, la riduzione attesa nel 2024 potrà portare ad una contrazione dello spread, ma la redditività è prevista buona grazie alla ripresa dell’economia.
FONTE Elaborazioni Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo su dati delle banche centrali.
Dati e stime al 2 ottobre 2023