L’Italia ha avviato da tempo un percorso verso la sostenibilità, la sicurezza e la progressiva autonomia energetica anche attraverso lo sviluppo delle Fonti di Energia Rinnovabile (FER). Questa scelta strategica è parte essenziale di un complesso di politiche europee finalizzate a raggiungere gli obiettivi previsti nella lotta ai cambiamenti climatici. L’Unione Europea è impegnata, inoltre, nella diffusione delle rinnovabili quale strumento per conseguire gli obiettivi di de-carbonizzazione, congiuntamente allo sviluppo della circular economy quale paradigma per mirare ad uno sviluppo economico slegato dallo sfruttamento delle risorse naturali esauribili e pertanto basato sul passaggio da un’economia lineare a una circolare. La guerra in Ucraina, le tensioni sui prezzi dell’energia, il rischio di collasso delle forniture di gas hanno riproposto con forza in queste settimane il tema delle energie rinnovabili come strumento indispensabile per uno sviluppo sicuro, sostenibile e indipendente del Paese. A riguardo, la Commissione Europea ha definito il piano “REPower EU”, che mira a diversificare le forniture di gas, accelerare la diffusione dei gas rinnovabili e sostituire il gas nel riscaldamento e nella produzione di energia, con l’obiettivo di ridurre la domanda UE di gas russo di due terzi entro la fine dell’anno. L’Italia, non senza problemi e ritardi dovuti in larga misura alla lentezza dei processi autorizzativi e ai vari vincoli da superare, è dentro questa sfida di cambiamento e vanta un buon posizionamento internazionale in termini di diffusione delle FER. I problemi attuali non devono far dimenticare i progressi realizzati in questa metamorfosi energetica e produttiva, verso la sostenibilità e l’economia circolare.
QUALCHE PROGRESSO ITALIANO
Il nostro Paese ha raggiunto importanti traguardi e anche alcuni chiari successi, negli ultimi quindici anni. E’ italiano, ad esempio, il più grande operatore privato al mondo delle rinnovabili: si tratta di Enel Green Power con 50 Gw a fine 2021 di capacità di generazione elettrica proveniente da impianti eolici, solari, geotermici e idroelettrici localizzati in Europa, Americhe, Asia, Oceania. L’Italia è il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti: con il 79,3% di rifiuti avviati a riciclo presenta un’incidenza quasi doppia rispetto alla media Ue (39,2%) e superiore agli altri grandi Paesi europei come Francia (55,8%), Regno Unito (50,5%), Spagna (43,5%) e Germania (42,7%). Più di 432mila imprese italiane dell’industria e dei servizi (con il 31,2% del totale dei dipendenti) hanno investito tra il 2015 e il 2019 in prodotti e tecnologie green. E ancora: l’agricoltura italiana è tra le più sostenibili in Europa, con una quantità di emissioni pari a 30 milioni di tonnellate di Co2 equivalenti nettamente inferiori a quelle di Francia (76 milioni), Germania (66 milioni), Regno Unito (41 milioni) e Spagna (39 milioni). (fonte: “Coesione è competizione”. Rapporto Fondazione Symbola 2021).
GLI OBIETTIVI, GLI STRUMENTI, GLI OSTACOLI
L’Italia trova il suo orientamento nella scelta e negli investimenti sulle rinnovabili in un quadro così articolato: il Piano Nazionale integrato per l’energia e il clima del 2019, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e la Proposta di piano per la transizione ecologica del luglio 2021 che proprio al PNRR è strettamente collegato. Il punto di partenza è la crescita realizzata dalle FER negli ultimi quindici anni, sia dal lato della produzione sia del consumo; incremento che ha permesso il buon posizionamento del Paese tra le grandi economie europee. Il PNRR ha fissato la centralità della transizione ecologica e, in particolare, dello sviluppo delle energie rinnovabili funzionali al raggiungimento degli obiettivi di de-carbonizzazione.
Il governo prevede di installare almeno 60 Gigawatt di potenza da fonti rinnovabili se si vogliono raggiungere i target a livello europeo che prevedono una riduzione del 55% delle emissioni, rispetto al 1990, e una copertura delle rinnovabili del 72% per la parte elettrica. Negli ultimi sette anni, purtroppo, la media di nuova potenza installata è stata bassissima: siamo sotto un Gw per anno e con questo ritmo il Paese rischia di conquistare gli obiettivi previsti solo nel 2100 (fonte: “Scatto matto alle fonti rinnovabili”, Lega Ambiente). Il governo, tuttavia, ha annunciato recentemente un cambio di passo nei processi autorizzativi e negli investimenti, di riflesso all’emergenza energetica determinata dalle tensioni sui prezzi dell’energia importata e dalla crisi in Ucraina. Nei primi tre mesi del 2022 sono stati avviati piani per installare ”3 Gw di potenza, più di quanto fatto nei due anni precedenti”, una potenza sufficiente a servire “il bisogno energetico di una città come Milano” (Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, intervista al Corriere della Sera, 2 aprile 2022). L’esecutivo, inoltre, si è impegnato, grazie al decreto Semplificazioni, a velocizzare l’iter delle autorizzazioni sbloccando gli investimenti su molti progetti rimasti fermi oltre a prevedere ulteriori aspetti di semplificazione che passeranno anche attraverso un elaborato piano di individuazione delle aree del Paese funzionali ad ospitare lo sviluppo di nuovi impianti FER. La sfida per lo sviluppo delle FER, tuttavia, non passa semplicemente attraverso un quadro normativo semplificato e stabile ma anche attraverso un percorso di innovazione tecnologica che mira allo sviluppo di reti di distribuzione intelligenti, batterie per l’accumulo, comunità energetiche etc., strumenti questi in grado di colmare la peculiarità di non programmabilità delle fonti di produzione rinnovabile.
IL RUOLO DELLA DIVISIONE IMI CORPORATE & INVESTMENT BANKING
La Divisione IMI Corporate & Investment Banking ha scelto di accompagnare questo processo di cambiamento, di sostenere i progetti di sviluppo per le energie rinnovabili, di supportare le imprese interessate alla transizione ecologica in Italia. La Divisione IMI Corporate & Investment Banking è dotata di risorse e competenze adeguate a sostenere questa sfida, non solo in termini di finanziamento, ma anche di ricerca e supporto nelle tematiche delle nuove tecnologie, ad esempio per l’eolico off-shore. Dispone di team dedicati alle rinnovabili, all’emissione di Green Bond e in generale ai prodotti e servizi della banca in chiave ESG.
Questo impegno coerente e continuo rientra nella complessiva strategia di Intesa Sanpaolo che anche nel nuovo Piano d’impresa 2022-2025 ha ribadito la priorità dei finanziamenti, del sostegno, dei servizi a favore di un’economia sostenibile e green. La banca è impegnata nella riduzione delle emissioni di Co2, come indicato dal Power Generation Target.
La strategia e i risultati del Gruppo nel passaggio verso un’economia sostenibile sono così sintetizzati: “Nel 2021 i finanziamenti del Gruppo per la green e la circular economy sono stati pari a 8,7 miliardi di euro, corrispondenti all’11,2% del totale dei finanziamenti del gruppo. Con S-loan, prodotto mirato per le PMI al fine di migliorare il loro profilo di sostenibilità, nel 2021 sono stati erogati 1,2 miliardi di euro. Nel 2021 le erogazioni del Gruppo per la Green economy sono state pari a circa 6,1 miliardi di euro (oltre 28 miliardi nel periodo 2010-2021). L’offerta coinvolge tutti i segmenti di clientela: privati (37,4%), imprese e terzo settore (6,3%), corporate & project finance (56,3%)” (Dichiarazione Consolidata Non Finanziaria 2021, Intesa Sanpaolo).